I Mondiali, i soldi, lo Sport

Una breve analisi sulla mercificazione dello sport e i danni che comporta.

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Da tre settimane procedono i Mondiali di calcio in Qatar, tra tantissime polemiche e problematiche denunciate dai giornali di quasi tutto il mondo. Nonostante l’enorme sforzo fatto dal governo del Qatar per abbellirsi durante l’evento, tra cui la costruzione di una città intera per ospitare la coppa, per un costo di oltre 200 miliardi di dollari, il numero di spettatori che sono andati fisicamente nel Paese ospitante è calato di molto rispetto all’ultimo mondiale.

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Questi mondiali hanno riconfermato quanto lo sport, incluso il calcio, venga commercializzato e sfruttato per vendere e creare domanda per altri prodotti. Gli stadi sono saturi di pubblicità, tanto che ormai formano un perimetro intorno a tutto il campo, rendendo impossibile guardare una partita senza notarle. Negli USA, paese più avanzato in questo, gli stadi vendono persino i diritti ai loro nomi, che vengono cambiati periodicamente per fare pubblicità a una o un’altra impresa.

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Questo stesso meccanismo si ripete in quasi tutti gli sport che hanno un’ampia diffusione a livello globale : dal basket alla Formula 1. nCi viene viene spontanea una domanda: così facendo lo sport non viene svuotato del suo messaggio originale di divertimento, comunità e di solidarietà per trasformarlo in un generatore di profitti, senza nessuna anima e senza etica?

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Secondo noi , perché la pubblicità è solo la punta dell’iceberg: non solo l’enorme giro di denaro ha portato la FIFA, a lasciar ospitare i Mondiali in nazioni dove non venivano rispettati i più basici diritti umani (ieri l’Argentina sotto dittatura, oggi il Qatar); o l’NFL a nascondere il collegamento tra il Football e la sindrome dell’encefalopatia traumatica cronica sui giocatori. Questo processo raggiunge anche i giocatori stessi che diventano a tutti gli effetti una merce: vengono venduti e comprati, la loro vita passa in secondo piano (non è raro ad esempio che ci si trovi a rinunciare alla presenza della nascita dei propri figli per non restare indietro con gli allenamenti o le partite). Le varie squadre, spesso di proprietà di privati, diventano aziende impiegate per massimizzare i risultati, attirando più sponsor che porteranno profitti. Tutto questo avviene a danno dello spirito di squadra, che non è più un insieme di persone definita da un’identità ed affinità comune, ma un composto variabile formato per vincere, eliminando inoltre la possibilità di giocare con una competitività sana.

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Ma esistono esempi di sport più sani? Crediamo di , si trovano nella nostra vita quotidiana dalle partite organizzate tra amici, a scuola, negli oratori, nei parchi, nei pochi impianti pubblici ad uso libero e gratuito, fino alle piccole squadre locali ai campionati dilettantistici o a quelli popolari e/o inclusivi delle differenze di genere, etnia, generazioni o abilità, che ci ripromettiamo di analizzare e far conoscere in un prossimo articolo!

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La Redazione