Gorbačëv, l’Unione Sovietica e quel feticcio per il Muro di Berlino

Il 30 agosto è morto Michail Gorbacev, ultimo segretario generale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica e de facto l’ultimo Capo di Stato della fu Grande Potenza.

n

Mi ci è voluta una settimana per pensare a questo avvenimento e credo di essere giunto alla conclusione che con la morte del Premio Nobel per la pace (1990) si apra un momento favorevole per tirare le somme e fare introspezione, capire dove andare e soprattutto “che fare?”. Con Gorbacev non se ne va solo un personaggio discusso, apprezzato e odiato, uno con tanti amici a occidente e tanti nemici in oriente; con lui se ne va anche l’ultimo protagonista della guerra fredda, di un momento storico che, udite udite e fatevene una ragione, non tornerà mai più.

nn

Al momento della morte plausi, incenso, merda e tappi di champagne che volano! (Marco Rizzohttps: https://tg24.sky.it/politica/2022/08/31/marco-rizzo-morte-gorbaciov) . Gorbacev l’uomo di pace, Gorbacev il premio nobel, Gorbacev l’ultimo imperatore, Gorbacev l’uomo che staccò la spina all’URSS. Ma fu davvero così? Da dove nasce l’astio verso Michail, testimonial di Pizza Hut e uomo del disarmo nucleare?

n

Sicuramente un grande motivo alla base dei brindisi alla morte dell’uomo con la voglia sul cranio viene da un grande problema che molti comunisti si portano dietro da tempo immemore: la memoria dell’esperienza sovietica che si fa cosplay. Sebbene scomparsa da più di 30 anni, l’Unione Sovietica assume ancora il ruolo di orizzonte ideale, estetico e affettivo di molti comunisti, quasi come un feticcio erotico di cui è impossibile sbarazzarsi, un qualcosa che si erge lì incastrato nella storia a metà via tra la perfezione e la “cagata pazzesca”. E così, l’uomo le cui riforme accelerano il declino (si, perché il declino era già in atto da mo’) viene visto come l’assassino di quel sogno, l’uomo che ha privato “i proletari del mondo intero” della loro casa.

n

A Gorbacev viene imputato di tutto: essersi alleato con gli Stati Uniti, essere stato dittatoriale, troppo democratico, troppo o troppo poco di entrambe le cose, aver censurato Chernobyl, non aver censurato abbastanza; insomma, Gorbacev è la panacea di tutti i mali, quello che si sputa sulla tomba e poi si torna a cazzeggiare con il poster di Gagarin in cameretta: il comunismo è salvo! Ma fu davvero così?

nn

Michail Gorbacev, classe 1931, venne eletto Segretario Generale del PCUS nel 1985 e fin da subito sostenne che bisognava battere “Stalin con Lenin e successivamente Lenin con Plekhanov”, insomma: temperare il Comunismo “totalitario “ sovietico per “socialdemocratizzarlo”: Bestemmia! Diranno in tanti.. tanti che nell’URSS di Stalin non avrebbero proprio voluto viverci ( e vorrei anche vedere). Dopo 70 anni l’Urss era in crisi nera. La guerra fredda era ritornata a scaldarsi, il mondo era in piena trasformazione verso un’economia sempre più votata alla finanza e la classe dirigente sovietica aveva completato la sua trasformazione verso un apparato corrotto, affetto da elefantiasi e interessato principalmente alla difesa dei propri interessi. Intendiamoci, la cosa sarebbe potuta andare avanti per altri 70 anni, con un progressivo isolamento e tutto ciò che ne sarebbe conseguito ma Gorbacev aveva altri piani. Forse, ed è un forse bello grosso, si rese conto che il socialismo con la polizia segreta, con la censura, con un sempre più continuo isolamento sul piano internazionale avrebbe comportato il fallimento di quel carattere universale che, a torto o a ragione, rese l’URSS il più grande e globale esperimento di liberazione dell’essere umano. La Storia, ahinoi tutti, ci insegna però che le premesse furono una cosa, gli esiti tutta un’altra.

n

Viva la censura e viva lo stakanovismo, il culto tossico ed esacerbato del homo-faber, del corpo stanco e sudato!

nn

Incolpare Gorbacev di tutti i mali che afflissero e portarono al crollo dell’Unione è un esercizio alquanto ingiusto e soprattutto estremamente lontano dalla realtà fatta di falchi interni al PCUS, gente che non aveva alcuna intenzione di ridiscutere i propri privilegi e riorientare i propri interessi, di ubriaconi con tanto potere in mano e di popoli che erano stanchi di quella che per alcuni (non per tutti) fu solo un’occupazione militare. Quindi l’odio per Gorbacev esiste in funzione dell’amore per l’Urss, per il patto di Varsavia e per il Muro. Se non odiamo Gorbacev sputiamo sulla nostra storia.

nn

Il rapporto dei comunisti con la storia, la propria storia, è argomento delicato, enorme e ci si potrebbe ( e dovrebbe) scrivere una serie di trattati. Vorrei liquidare la questione, forse in modo provocatorio, con una domanda: non è che alla fine questa storia ci è di intralcio? O meglio, non è che edulcorare così tanto quelle esperienze ci allontana dalle conclusioni che potremmo invece trarne? Credo che il problema sia dividere il pensiero in due campi: revisionisti e portatori di verità. Certo, esiste una tendenza sempre più diffusa verso il revisionismo, verso la demonizzazione del socialismo e di qualsiasi esperienza questo abbia sviluppato (tendenza ben radicata in quel centro-destra che si fa passare per Sinistra) ma questo fenomeno andrebbe combattuto con un bilancio serio di una storia che sentiamo come nostra, con le analisi e le risposte e non solo con la drammatizzazione ed il trauma della perdita e la difesa a spada tratta.

nn

Oltre che “casa” ideale, l’Urss, il muro, i “bei tempi che furono” fungono anche da scudo, da riparo. Riparo dalla totale assenza di temi, di coraggio e di idea politica. Se non siamo in grado di parlare del qui ed ora, figuriamoci del domani, allora parliamo di ieri e difendiamoci da tutti coloro che attaccano il mondo chiaro, semplice e ordinato di 70 anni fa. La fine dell’URSS ha comportato la fine di modello, un modello da cui si potevano prendere le distanze, a cui ci si poteva rifare, comunque un modello. Ora senza modelli che dovremmo fare? Beh, smetterla. Smetterla di accampare scuse per non misurarci col presente. Smetterla di credere che troveremo le risposte all’interno di fenomeni ed esperienze che, ci piaccia o no, hanno perso nella sfida col tempo. Smetterla di costruire un mondo ideale nel passato per non guardare la nostra pochezza qui e ora.

nn

Per quanto penosa e triste, posso comprendere con empatia la feticizzazione del passato operato dai “ragazzi “ di allora, persone che hanno vissuto quel trauma, che non lo hanno elaborato e che hanno sostituito il lutto con la sua negazione; quello che non posso fare è vedere questa tendenza nei giovani, in coloro che a 30 anni mitizzazione la Stasi ed il KGB e che confondono l’estetica di un’epoca con la sua vera essenza, ovvero con coloro che ne fanno un autentico fenomeno di cosplay.

nn

Cosa dovremmo fare quindi della nostra storia? Non lo so. Forse smarcarcene ed evitare che le sue macerie si trasformino in un nuovo muro: quello tra noi ed il mondo intero. Fra il mondo che viviamo e quello che vorremmo vivere. C’è chi aspetta trent’anni per brindare alla morte di un nemico e ci sono nemici che brinando tutte le sere mentre noi moriamo.

n

A voi la scelta.

n